Ieri vi abbiamo dato notizia di come GoDaddy abbia deciso di smettere di offrire domini .CN a causa delle nuove politiche imposte dal governo Cinese, che obbligherebbero il Registry a fornire alle autorità tutti i dati sensibili dei clienti.
Le reazioni da parte della blogosfera attenta al mondo dei domini sono state diverse: qualcuno si è focalizzato più sull’importante aspetto della censura in atto da parte del governo cinese, che mira a controllare i contenuti dei domini tenendo d’occhio chi li registra. Qualcuno ha invece voluto sottolineare come la scelta di GoDaddy fosse dettata da ragioni di business.
Tra questi ultimi vi cito anche l’autore di Domain Name Wire che, sebbene non escludesse i motivi politici/umanitari, sottolineava come non si potessero chiedere $30 per la registrazione di un dominio che comporta la raccolta di numerosi documenti da inviare al governo, in attesa di completare la registrazione solo se il Registry ottiene l’approvazione dalle autorità.
Tutta questa burocrazia, condita da mancanza di privacy, non avrebbe senso a livello finanziario per GoDaddy in quando la registrazione con processo manuale ha dei costi non indifferenti, a cui vanno aggiunti i costi per ricontattare tutti i clienti che hanno precedentemente registrato domini per ottenere i documenti ora richiesti.
Si tratta di una prospettiva interessante e quanto mai veritiera. Uno dei nostri fedeli commentatori mi ha fatto notare come abbandonare il mercato cinese possa sembrare un errore, poichè si tratta di un mercato in continua espansione, ma non possiamo dimenticarci che ogni compagnia deve fare un bilancio costi/benefici. I costi delle nuove politiche imposte dal governo cinese possono scoraggiare anche un grande Registry come GoDaddy.
In ogni caso, a mettere i puntini sulle i ha pensato l’avvocatessa Christine Jones di GoDaddy, colei che ha illustrato ieri la situazione, contattando l’autore di Domain Name Wire e specificando come la decisione di bloccare la registrazione di domini .cn sia stata dovuta SOPRATTUTTO alla non volontà di fornire dati sensibili dei clienti alle autorità cinesi.
Secondo la Jones, infatti, GoDaddy era in grado di fornire comunque un servizio conveniente economicamente nonostante le procedure di registrazione, ma la compagnia non si sente a proprio agio nell’accontentare le richieste del governo cinese.
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