E’ la frode la nuova frontiera del Cybersquatting. Ce ne da conto UsaToday in un articolo che affronta il tema delle nuove tecniche per truffare ignari navigatori di internet.
Qualche tempo fa il fenomeno dello cybersquatting era semplicemente confinato nel registrare domini a raffica per chiedere somme notevoli a chi aveva la sfortuna di avere nome proprio o aziendale già registrato dal cybersquatter. Ora si registra un certo “salto di qualità”. I truffatori cercano di dirigere le persone verso siti “non ufficiali”, tramite email spam oppure addirittura annunci pubblicitari. Questi siti sono ovviamente simili a quelli orginali e creando una sorta di “fiducia” nel navigatore, lo spingono a lasciare dati sensibili come il numero della propria carta di credito. Quando i siti truffa non si spingono così in là, riescono comunque ad avere introiti tramite banner o link pubblicitari, piuttosto che dalla vendita di prodotti contraffatti che vanno dalle medicine alle borse griffate.
I target di queste frodi riguardano il mondo dell’elettronica di consumo, prodotti sportivi, brand di lusso così come materiale farmaceutico di vario genere. I mancati incassi per le aziende di tutto il mondo si aggirano sui 175 miliardi di dollari, secondo Fred Felman di MarkMonitor.
Come difendersi? E’ necessario che le aziende investano nel cosiddetto “brand protection”, cosa che attualmente fanno in pochi. Uno studio di CMO dice che il 52% delle grandi aziende intervistate spende meno di 100.000 dollari annualmente per la propria brand protection. Solo il 2,7% afferma di investire più di 5 milioni di dollari.
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