Politici e domini: candidati, opposizione e la guerra dei domain name

silvioberlusconi.com

Il cybersquatting e le sue derivazioni entrano in azione anche nel mondo della politica, soprattutto per quanto riguarda quella statunitense, come il New York Times ci racconta. Un esempio eclatante del fenomeno: sarebbe logico pensare che il dominio BobMenendez.com appartenga al Senatore Robert Menendez del New Jersey, presidente del comitato che si occupa della campagna per i Senatori Democratici, e invece no. Il dominio è infatti di Sharron Angle, candidata al Senato per i Repubblicani in Nevada, e lo utilizza per la propria campagna elettorale contro i Democratici.

Digitando infatti BobMenendez.com si viene direttamente reindirizzati a Sharronangle.com. Allo stesso modo il nome a dominio BenQuayle.com non ha nulla a che fare con la candidatura del figlio dell’ex Vice Presidente Dan Quayle, che concorre per il Congresso in Arizona. Tra gli inserzionisti che hanno utilizzato il sito spicca anche il Democratic National Committee, che ha promosso la corsa politica di Obama, che Ben Quayle ha definito come il peggior presidente della storia.

Cercando BradEllsworth.org non troviamo informazioni che promuovano il candidato Brad Ellsworth, un Democratico dell’Indiana in lizza per il Senato, perchè il sito reindirizza le visite a BadforIndiana.com, sito del partito Repubblicano dell’Indiana che si oppone apertamente e critica aspramente le politiche di Ellsworth.

Un sondaggio condotto dalla Coalition Against Domain Name Abuse (ovvero coalizione contro l’abuso dei nomia dominio, gruppo che si trova a Washington), ha svelato come i politici non siano completamente consci della propria immagine su Web. Nemmeno la metà dei Senatori degli Stati Uniti e il 40% dei politici possiede un dominio NomeCognome.com. I numeri scendono ulteriormente se prendiamo in considerazione l’ipotesi NomeCognome.com: 32% dei senatori e il 22% dei politici. Un unico deputato in Washington, Senatore Jon Tester, Democratico del Montana, possiede sei differenti nomi a dominio associati al proprio nome oltre al sito .GOV donatogli in automatico con la carica. Uno di questi domini, JonTester.com, è stato acquistato per una cifra non nota (ma immaginiamo importante) da un privato che lo aveva registrato prima di lui. Aaron Murphy, un portavoce del Senatore, ha dichiarato:

Se il pubblico cerca informazioni sul Senatore Tester, cosa sta facendo e cosa ha fatto di buono per il Montana, sarebbe una vergogna se venisse reindirizzato ad una pagine bianca.

L’analisi della Coalition Against Domain Name Abuse cerca di focalizzare l’attenzione dei deputati su fenomeni quali il cybersquatting e le conseguenze che avrebbero sull’immagine degli stessi. Pare che alcune campagne politiche siano più organizzate rispetto ad altre. Alcune sembra non abbiano alcuna idea di cosa sia la brand protection, o più semplicemente un’idea concreta ed omogenea di come portare avanti la campagna sul web. Ulteriore esempio è il dominio JoeSestak.org, arricchito da una serie di pubblicità politiche, alcune delle quali sostengono Pat Toomey, oppositore Republicano al Democratico Sestak, il quale non ha acquistato invece il dominio JoeSestak.org.

A parte il cybersquatting, ovvero il registrare domini con nomi altrui per ricattare economicamente la persona interessata, registrare il nome di un politico per criticarlo non è illegale, ma può essere considerata una forma di attivismo politico secondo i promotori delle libertà civili online. La critica costruttiva non è sempre l’unica motivazione che spinge a registrare questi domini, quando più spesso il profitto che se ne può ricavare.

È famoso il caso di Joseph Culligan, un investigatore privato dela Florida che possedeva più di 500 nomi a dominio di politici, compreso PresidentBillClinton.com e ReelectPresidentBush.com. L’investigatore ha offerto il dominio PresidentHatch.com al Senatore Orrin G. Hatch per $45.000, ad esempio.

In questo preciso momento del ciclo della campagna elettorale statunitense, sono numerosissimi i nomi a dominio non legati al politico di cui portano il nome. Sebbene non esista una soluzione immediata ed efficace alla problematica nella sua interezza, i casi di cybersquatting possono essere risolti con una disputa ed essere tempestivi nel registrare il proprio nome a dominio è estremamente importante.

La possibilità che un politico non registri il proprio nome immediatamente, quindi se lo trovi registrato da altri che ne parlano male, sono altissime. Anche la Casa Bianca non risulta immune da questi fenomeni: Whitehouse.gov è il sito ufficiale, ma Whitehouse.org reindirizza su un sito che fa dell’umorismo sull’ex Presidente George W. Bush. Peggio ancora per il dominio Whitehouse.com, legato ad un sito pornografico con annunci finanziari.

Non si sfugge da questa logica neanche in Italia, dove il dominio SilvioBerlusconi.com è un sito di satira sul presidente del consiglio, SilvioBerlusconi.org risulta un dominio parcheggiato, GianfrancoFini.com è a sua volta un dominio parcheggiato con pubblicità, DarioFranceschini.com non esiste e MassimoDalema.com viene venduto a 97 dollari. Molti nomi a dominio NomeCognome.it o .com dei nostri politici non esistono nemmeno, ma rimangono legati al sito generale del partito.

Via | New York Times