In un mondo caratterizzato da milioni di nomi di dominio tutti differenti tra loro, si è diffuso di recente un fenomeno insolito quanto a tratti fantasioso. E’ il domain squatting, fenomeno di accaparramento di nomi di dominio, che corrispondono solitamente a marchi altrui o a personaggi famosi, al solo scopo di rivenderli.
E’ ovvio che non appena la rete è diventata di proporzioni vastissime, c’è stato chi si è dedicato alla registrazione di nomi, soprattutto prendendo spunto dai nomi celebri e provocano una serie di reazioni a catena, prima fra tutte quella del legittimo proprietario del marchio. Per far fronte a questo tipo di situazioni, gli USA nel 1999 hanno promulgato una legge, l’Anticybersquatting Consumer Protection Act a tutela di coloro che vogliono proteggere il proprio marchio da duplicati troppo rischiosi.
Per quanto riguarda il nostro paese, non c’è una legge specifica, ma vale la normativa del Codice civile, articolo 7, per cui se si impossessano del tuo cognome, o del tuo nome commerciale e ne fanno un uso indebito, si può chiedere la cessazione di questo utilizzo rivolgendosi al giudice. Stesso discorso per i segni distintivi, i loghi, i marchi, i caratteri grafici.
E così anche in rete esiste una corsa continua alla tutela dei propri dati e appare ancora più urgente se si pensa ai rischi che si corrono, quando qualcuno si impossessa del nostro nome o nel caso di aziende o enti, del nostro marchio. Ed è così che bisogna stare attenti agli altri, anche e soprattutto in rete. L’auspicio è che le norme in Italia possano essere in questo senso di più ampia applicazione e con un margine più esteso di casistica valida.