Secondo il rapporto di Akamai, l’Italia sarebbe penultima in Europa, insieme alla Grecia, per quanto concerne la banda larga. Nello specifico, circa il 10% delle connessioni supera i 5 mbps, l’83% sopra i 2 mbps e l’1% è al di sotto dei 256 kbps: in media, la velocità di connessione nel nostro paese si ferma a 3,4 mbps. Nella top 100 mondiale si registra un dominio dell’Asia, che occupa il 75% della classifica con le sue città, Taegu in Corea del Sud, è la prima, con una velocità media di 18,4 mbps.
Venendo al vecchio continente solo dodici città europee sono presenti in classifica, fra queste, la “più veloce” è Costanza, in Romania. Per quanto concerne i costi, negli ultimi due anni il prezzo della banda larga, in media, si è praticamente dimezzato nel mondo; se ne potrebbe dedurre che il problema del digital divide è oramai in fase di risoluzione. Purtroppo non è così. In Europa e nell’area Asia-Pacifico, internet veloce è alla portata della massa, ma nei paesi in via di sviluppo è decisamente il contrario.
Il prezzo rimane la causa principale del digital divide. Per l’ITU, International Telecommunications Union, in 32 paesi, molti dei quali vengono indicati dalle Nazioni Unite come “meno sviluppati”, l’abbonamento mensile alla banda larga costa più della metà di un reddito mensile. Il gap economico fra nazioni più ricche e più povere passa anche da qui, fin quando ci saranno differenze per l’accesso ad internet veloce, tutto risulterà più difficile.