La notizia, pubblicata in queste ore è trapelata direttamente da Twitter con un account creato per l’occasione secondo cui i dati riguardanti studenti e professori di tante Università Italiane sono diventati di pubblico dominio.
L’account Twitter utilizzato, LulzStorm, ricorda neanche troppo vagamente il gruppo di hacker o il singolo attivista di Lulz Security, che mise in seria difficoltà il PlayStation Network della Sony e quello del Senato degli Stati Uniti, fra gli altri. Questa volta ad essere coinvolti gli atenei di Bologna, Roma, Torino, Cagliari, Siena, Milano. Le Università, se pure con logiche e modalità differenti, si sono viste sottrarre dati, informazioni riservate, elenchi e quan’altro.
A tale proposito l’Università di Bologna ha prontamente comunicato che i dati resi pubblici dagli hacker: “Sono informazioni molto generiche sulla didattica e sono state prese dal sito di un dipartimento ormai poco utilizzato. I dati non provengono dai sistemi informativi e dai database dell’Ateneo e non contengono informazioni riservate. Si tratta in gran parte di informazioni reperibili liberamente anche sul portale dell’Università” e ha cercato di sminuire l’attacco che se pure in forma leggera, resta comunque un caso importante per la storia del cybercrime e dei reati via web.