C’è aria di polemica nel mondo dei domini internet. L’ICANN, l’organizzazione no profit californiana che regola il sistema di identificazione dei portali web, è finita sotto accusa da parte di alcuni paesi, Cina e Kenya su tutti. In realtà la polemica dura da molto tempo; gli stati che protestano sostengono che l’ICANN abbia troppo potere decisionale e che le funzioni che esercita dovrebbero essere trasferite ad un ente facente capo all’ONU.
Tutto questo potere deriva da un contratto stipulato con il Dipartimento USA per il Commercio, in scadenza il prossimo marzo, sulla base del quale è l’ICANN a regolare il sistema dei domini a livello globale. A tal proposito, il responsabile corporate strategy dell’Itu (International Telecommunication Union) ha dichiarato: “Ogni paese ha un problema con le decisioni dell’Icann. Non puoi avere una corporation controllata in un paese che si comporta come un coordinatore globale di Internet. Potrebbero decidere di fare qualcosa di diverso. Ci sono altre opzioni da esplorare.”
Alcune recenti decisioni non hanno fatto altro che gettare benzina sul fuoco. Per primo, la possibilità per le aziende di utilizzare il loro nome come dominio di primo livello, al costo però di 500.000 dollari, cifra oggettivamente proibitiva per le aziende dei paesi meno ricchi. Altro oggetto di polemica è la decisione presa dall’ICANN a marzo, di dare il via libera all’utilizzo del dominio “.xxx” per i siti a luci rosse. Per adesso, nonostante il moltiplicarsi delle polemiche, il Dipartimento USA per il Commercio non sembra voler prendere decisioni in merito, ma nonostante questo, non è detto che il contratto con l’ICANN in scadenza a marzo verrà rinnovato.