Si torna a parlare di censura online a seguito del Convegno sul Cyberspazio che si sta svolgendo a Londra in questi giorni. Il ministro degli esteri britannico William Hague, all”apertura dell’evento davanti ai rappresentanti di 60 paesi, fra i quali anche Russia e Cina ha dichiarato:
“Noi dobbiamo sperare in un avvenire in cui Internet non sia più soffocato dal controllo degli stati e della censura, ma dove prosperino l’innovazione e la competizione e gli investimenti e lo spirito di iniziativa siano ripagati” e poi ha proseguito dichiarando: “La libertà di espressione è il cuore del problema circa il futuro del cyberspazio”.
Un monito teso a sottolineare ancora una volta l’importanza di Internet come spazio libero, in cui ognuno possa esprimersi come meglio ritiene opportuno, in cui si possa avere delle garanzie di affidabilità e veridicità e non la sensazione di essere censurati o indeboliti dal controllo continuo.
Certo oltre al problema della censura esistono difficoltà legate al cybercrime che non sempre è capace di garantire un regolare svolgimento di attività tradizionali in rete, ma quello che preoccupa maggiormente il governo Britannico è così come ha spiegato anche il Primo Ministro Cameron, l’atteggiamento dei governi nei confronti della rete:
“Questi sono attacchi ai nostri interessi nazionali: sono inaccettabili. E noi risponderemo in modo altrettanto robusto come faremmo nel caso di ogni altro rischio alla nostra sicurezza nazionale. Il nostro compito è quello di trovare il giusto equilibrio: i governi non devono usare la sicurezza come scusa per la censura o negare ai loro popoli le opportunità che internet è capace di portare: i governi non possiedono la rete”.
Un interessante punto di vista, propositivo ed ottimista che dimostra come un’adeguata conoscenza della rete e dei suoi meccanismi può davvero fare la differenza, soprattuto se si apprezza la grande risorsa che Internet come mezzo rappresenta, senza interpretarla necessariamente come un nemico da abbattere. Vedremo gli scenari futuri, ma sicuramente da Londra arriva un segnale positivo in direzione di quella libertà d’espressione da sempre ricercata e mai abbastanza difesa.