Dagli Usa all’Inghilterra, dal Giappone a Singapore e adesso anche in Italia: arrivano i videogame a scuola, per quanto la notizia possa sembrare insolita. Ci sono scuole che dunque stanno utilizzando i videogame nelle aule, dove sono entrati insieme a tanti libri, stando a quanto si legge in queste ore in rete. Il motivo: cercare di comprenderne la tecnologia ed affrontarli come fenomeno sociale e in alcuni casi come strumento didattico di supporto.
I videogiochi in questione sono in particolare quelli in cui sono presenti scenari o ambientazioni storiche, dove cioè si affronta il tema di una civiltà e di come si sia evoluta nel tempo. Non solo c’è chi utilizza alcuni videogiochi per approfondire tematiche riguardanti le relazioni sociali, l’urbanistica o le operazioni matematiche più complesse.
Ad avvalorare il tutto, la notizia che Will Wright, creatore di Sim City e The Sims si sia ispirato alle teorie di Forrester, docente al Mit di Boston, inventore della dinamica dei sistemi. Forrester dopo aver realizzato un simulatore di volo utile per l’addestramento dei piloti, era passato ad analizzare i sistemi dinamici: modelli con cui si cercava di simulare vari fenomeni e rappresentare in qualche modo la realtà, riproducendo anche contesti urbanistici specifici, con tutte le problematiche che questi comportano. L’anticamera di Sim City, videogioco tra i più amati, che in qualche modo mette l’utente in condizione di avere un quadro della realtà abbastanza definito, in modo da poterla analizzare nelle sue dinamiche e caratteristiche.
Una prospettiva nuova attraverso cui guardare ai videogame, utilizzati in contesti didattici e di analisi, che possono rappresentare uno strumento valido ed un supporto utilissimo. I videogame non solo dunque a scopo ludico, ma anche in modo più funzionale, aspetto che dovrebbe scardinare l’idea di videogioco come strumento pericoloso e fuorviante, soprattutto se utilizzato in modo errato.