Ha scelto una comunicazione ufficiale online direttamente sul suo blog Twitter, servizio di microblogging divenuto ormai più che popolare, per comunicare la scelta di aderire al blocco di alcuni messaggi.
“The open exchange of information can have a positive global impact…almost every country in the world agrees that freedom of expression is a human right. Many countries also agree that freedom of expression carries with it responsibilities and has limits.”
Si legge nelle prime righe del comunicato, come a ribadire un concetto importante e sostanziale: sappiamo di entrare in paesi che la pensano diversamente da noi, che hanno una concezione differente di libertà di espressione anche e soprattutto online e non possiamo fare altro che adeguarci, intervenendo se necessario a bloccare i messaggi che possono essere dannosi. Questo sostanzialmente quanto hanno voluto comunicare scatenando come era ovvio un vespaio di polemiche. Se si segue l’hashtag #TwitterCensored sono moltissime le proteste e le polemiche intorno a questa scelta: “poco coraggio” dicono alcuni “cerchiamo di essere trasparenti” rispondono da Twitter.
La questione è certamente spinosa ma non nuova alle regole che solitamente dominano la rete e all’idea di libertà di espressione, che dovrebbe caratterizzare alcuni strumenti di comunicazione. Se da una parte sono tanti gli utenti che invocano la libertà, dall’altra Twitter sottolinea come si possa parlare di libertà fino ad un certo punto perché di fronte alle leggi di uno Stato, cade ogni possibilità di esprimersi per cui invita chi protesta a farlo verso gli stati ed in modo costruttivo. Staremo a vedere il seguito di questa ennesima diatriba, ma per ora c’è da aspettarsi un intenso botta e risposta, probabilmente teso a far tornare Twitter sui suoi passi. Come finirà?