Crowdvoice, il social network delle folle (in rivolta?)

La voce della folla, così si potrebbe tradurre il nome di un nuovo progetto online, che ha il sapore del social network, forse inaspettato. Un po’ sulla scia di Derev, di cui abbiamo parlato tempo fa, dedicato alle possibili idee rivoluzionarie, Crowdvoice si basa sui movimenti di protesta. Una vera e propria voce della folla, attraverso cui i tanti movimenti possono trovare spazio ed un veicolo importante a fare da traino alla loro forma di protesta.

Del resto la Rete è un po’ il canale privilegiato per i gruppi di ribelli, Anonymous ce lo insegna, dal momento che attraverso essa possono diffondere in modo capillare la loro protesta e le loro posizioni controcorrente. I temi affrontati dai gruppi di protesta sono i più diversi, dalla Siria alla Censura in Cina, dalla questione Palestinese alle elezioni in Messico, passando attraverso l’ambiente, la politica, i reati. Una grande varietà di argomenti e di posizioni controcorrente, che si esprime in tanti modi prima tra tutti la possibilità di caricare foto di ogni tipo, che possano però contribuire a raccontare la realtà ed in alcuni casi la protesta.

Crowdvoice è forse il più recente dei social media, esempio di come in Rete si possa raccontare la  propria opinione senza esitazione, ma partecipando in un modo libero: non a caso il social è un’idea di Mideast Youth, gruppo attivista arabo che guida tanti differenti progetti tecnologici, legati in qualche modo alle proteste che da tempo attanagliano il paese, ma soprattutto finalizzato al supporto che la tecnologia può dare a certi gruppi di protesta o svantaggiati. Una nuova era per le proteste?