In tempi di crisi economica la tutela dei prodotti italiani è un tema che ricorre spesso.
Da più parti si invoca il Made in Italy come forma di sostegno ai prodotti nostrani, che dovrebbero essere privilegiati rispetto ad altri, proprio per promuovere e tutelare il territorio. Un modo per tutelarci e favorire i nostri prodotti prima di altri per sostenere non solo l’italianità, ma proprio le nostre aziende.
Un’idea che da più parti sta cercando di prendere piede, che ha visto anche iniziative importanti da parte dei consorzi alimentari e che però rischia di incrociare le problematiche legate alla tutela dei nomi di dominio che riguardano il cibo ed i prodotti alimentari di qualità, soprattutto quelli ad indicazione geografica. I consorzi infatti cercano una forma di garanzia per tutti i loro prodotti anche attraverso la tutela in Rete: hanno infatti scritto al Presidente del Consiglio, Enrico Letta, ai ministri per le Politiche agricole, Nunzia De Girolamo, dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato e degli Esteri, Emma Bonino per denunciare l’ Icann (Internet corporation for assigned names and numbers) che gestisce il rilascio dei suffissi internet e che punta a mettere all’asta ai privati una serie di domini quali “.wine”, “.vin”, “.food”, “.cheese” e altri. Da qui la protesta del Consorzio, che vuole invece evitare la contraffazione ed avere un riconoscimento più marcato anche e soprattutto per i nomi di dominio.
L’iniziativa di protesta può avere però diversi effetti a più livelli, lo ha già dimostrato l’ICANN che potrebbe proporre ai consorzi la registrazione di domini come “prosciuttodiparma.food”, “chianticlassico.vin”, “prosecco.wine” o ancora “parmigiano.cheese” che forse però stando proprio alle dichiarazioni dei Consorzi alimentari, genererebbero confusione negli acquirenti. Una questione abbastanza intricata, che coinvolge i presidenti dei Consorzi che si occupano di tutelare i prodotti Dop e Igp nei confini della UE e per questo merita le dovute attenzioni soprattutto se si leggono le dichiarazioni di Giuseppe Liberatore presidente di Aicig:
«Siamo di fronte a un’iniziativa grave confermata dal fatto che la società Usa ha già accantonato 65 milioni di dollari in vista di future controversie legali. Questa iniziativa rischia di dare una patente di regolarità a prodotti che sono solo un’imitazione degli originali mandando in fumo gli investimenti realizzati negli anni dai consorzi per garantire la tutela dei marchi Dop e Igp fuori dell’area Ue. Per questo chiediamo al Governo italiano e alla Commissione Ue di intervenire per impedire duplicazioni fra nuovi domini e le denominazioni già registrate e di far rientrare l’intero dossier dei nuovi domini all’interno del negoziato commerciale fra Usa e Ue».