Torna a farsi sentire il problema, se così lo si può chiamare, dei dati di Street View, messi online da Google e resi pubblici per dare una grande quantità di informazioni su luoghi, strade, locali pubblici ed edifici compresi quelli privati.
Era il 2010 quando per la prima volta si parlò di scandalo Wi-fi per la semplicità con cui dati tradizionalmente considerati riservati e da sempre oggetto del contendere tra Google e le autorità dei paesi coinvolti, venivano messi in circolazione. Adesso non è più un invito ad essere più cauti, ma un vero e proprio ultimatum.
L’Information Commissioner Office britannico ha infatti imposto al gigante di Mountain View, di cancellare tutti i dati raccolti accidentalmente entro 35 giorni, con la minaccia di avviare un procedimento penale nel caso in cui la richiesta non venisse accolta. Un provvedimento che arriva dopo che le indagini avevo permesso di portare alla luce la mancata cancellazione dei dati, come era stato richiesto tempo fa dall’ ICO, ente che si occupa della protezione dei dati, che aveva a tale proposito dichiarato:
“L’ingiunzione di oggi rafforza l’azione già intrapresa dal nostro ufficio, formalizzando una richiesta legale a Google di cancellare i dati di payload identificati durante l’anno scorso entro i prossimi 35 giorni, informando l’ICO in caso di scoperta di ulteriori dischi. Il mancato rispetto all’ ingiunzione sarà considerato un oltraggio alla corte, considerato un reato penale.”
Google ha risposto cercando di difendere la propria posizione dichiarando: “Lavoriamo duramente per gestire bene la privacy in Google. In questo caso però, non l’abbiamo fatto ed è per questo che abbiamo inasprito rapidamente i nostri sistemi per sistemare il problema. I capi di progetto non hanno mai voluto questi dati, non li hanno mai usati né consultati. Abbiamo collaborato pienamente con l’ICO.”
Un modo per giustificare sottolineandole, le proprie azioni ed ancora una volta l’importanza di un servizio prima di tutto utile, poi anche di grande efficienza per le informazioni che rilascia. Vedremo se nei prossimi mesi Google si difenderà ancora con altre dichiarazioni, magari più approfondite o tutto si concluderà in un nulla di fatto.