Subisce un nuovo attacco Twitter da parte di Jonathan Franzen che ha le idee ben chiare sui mondo dei social network e non risparmia sorprese e critiche: “Twitter è stupido e crea dipendenza. Uso la tecnologia ogni giorno, ma non credo che renda il mondo migliore.
Secondo me scrivere significa fare ordine, cioè ridurre. Con le nuove tecnologie, ogni volta che pensi di aver fatto un po’ di ordine, la quantità delle informazioni raddoppia e tutto esplode“.
E poi ha incalzato: “I tweet, quei versi di 140 caratteri, non possono essere arte? Ah, certo: anche con gli stuzzicadenti si può fare arte”.
Una sferzata abbastanza aspra se si pensa soprattutto alla crescita esponenziale che i social media hanno avuto. Juan Carlos De Martin professore di Informatica al Politecnico di Torino ed esperto di nuovi media, ha invece cercato di ridimensionare questo intervento dichiarando:
“Sul digitale si dicono molte esagerazioni, ma un aspetto è innegabile: mai un cambiamento ha toccato tante persone in così poco tempo. Sono problemi che, sia pure in forme e contesti diversi, abbiamo però già affrontato molte volte: col telefono, con la tv e persino col libro, per cui qualche secolo fa abbiamo dovuto sviluppare appropriate norme d’uso sociali. Si tratta ora di fare lo stesso anche per i social media, puntando sullo sviluppo delle competenze per resistere alla distrazione e sulla comprensione dei danni che può fare un uso improprio”.
Un modo per specificare ulteriormente le tante dichiarazioni che spesso corrono online e lasciano poco spazio all’immaginazione. Vedremo se proseguirà il dibattito ma quello che è certo è che i social hanno cambiato per sempre il modo di comunicare e il modo di diffondere le notizie. E per quanto possano non piacere sono comunque sia lo strumento privilegiato di molti, per la loro rapidità di comunicazione e diffusione, per l’interazione immediata, per le tante modalità di comunicazione e gli spunti di dibattito che suscitano. Forse questi gli aspetti più importanti da cogliere, al di là di ogni possibile critica più o meno feroce che si possa fare.