Collisioni nomi a dominio, i nodi da sciogliere

Internet connectionIl rilascio e la commercializzazione dei nuovi domini hanno aperto la strada ad una serie di problematiche irrisolte, prima tra tutte proprio la collisione di quei nomi a dominio rimasti imprigionati in questioni burocratiche che l’ICANN non riesce a risolvere del tutto.

Si parla di collisione di nomi a dominio quando un dominio TLD rilasciato nel sistema DNS pubblico, coincide con un TLD privato che una o più organizzazioni utilizzano sulle proprie reti intranet. A tale proposito si è espressa anche Verisign, società esperta nel settore, che ha ribadito come la collisione dei nomi a dominio comporti molte difficoltà tecniche oltre che danni economici. L’espandersi dei nuovi nomi a dominio infatti ha portato con sé anche il forte rischio che alcuni nuovi domini siano già in uso dalle aziende se pure su reti private, ma non meno importanti. Stando al rapporto rilasciato grazie alla collaborazione tra ICANN e Interisle Consulting Group, i problemi di collisione si erano verificati nel 3% delle richieste pervenute. Sempre nello stesso rapporto si leggeva un riferimento a nuovi gTLD specifici, per esempio le estensioni .HOME e .CORP

Per provare ad affrontare questa tematica, l’ ICANN ha approvato una politica precisa stilando un “New gTLD collision occurrence management”, con cui ha di fatto rimandato il rilascio delle due estensioni .HOME e .CORP a data da destinarsi. Per questo a fine febbraio,  l’ICANN ha pubblicato sul proprio sito una proposta risolutiva del problema delle collisioni dei nomi a dominio, elaborata e sviluppata da JAS Global Advisors.

Un documento dettagliato, con cui approfondire l’idea dell’ interruzione controllata e la sostituzione dell’indirizzo di loopback per evitare che le reti private possano essere raggiunte dai malintenzionati sfruttando proprio le gTLD mal condivise. Una proposta atta a risolvere il problema che allo stesso tempo potrebbe permettere all’ICANN di liberare oltre 9.8 milioni di nuovi nomi a dominio gTLD, riducendo così il rischio di conflitti. C’è tempo fino al prossimo 21 Aprile, per commentare pubblicamente questa vicenda, poi sarà gli enti competenti a decidere in modo definitivo in tal senso.