Esprime forti dubbi la Commissione Agricoltura in Parlamento Europeo per la liberalizzazione dei domini .wine e .vin da parte dell’ ICANN. I dubbi sono stati ben espressi dal Presidente dell’Europarlamento Martin Schulz che ha inviato lo scorso mercoledì 19 marzo alla Corporation statunitense una mail relativa proprio ai rischi della possibilità di concedere a terzi nomi a dominio “premium”, il cui contenuto non e’ specificato.
Alla luce proprio di questo anche Paolo De Castro, presidente della Commissione Agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento Ue, ha specificato come i rischi siano legati a potenziali informazioni errate che potrebbero arrivare al consumatore: “Abbiamo sottoposto all’attenzione del presidente Schulz il rischio che la liberalizzazione di nomi a dominio contenenti celebri indicazioni geografiche (ad esempio chianti.wine, bordeaux.vin, rioja.wine) vengano utilizzati da imprese che nulla hanno a che vedere con i vini di qualità delle denominazioni indicate, rischio che si tradurrebbe in un’errata informazione al consumatore fuorviato dai domini utilizzati. Le aziende del settore vitivinicolo potrebbero quindi essere oggetto di atti di pirateria informatica, concorrenza sleale, abusi e appropriazione fraudolenta dell’indicazione geografica stessa. I rischi sono da scongiurare per garantire e tutelare le eccellenze di questo settore nel mondo”.
Le richieste di Schulz fanno seguito a una comunicazione della Commissione europea inviata all’ICANN lo scorso 3 febbraio. “Come ha precisato il presidente Schulz, se le posizioni delle istituzioni comunitarie non saranno ascoltate, il Parlamento europeo darà pieno sostegno alla Commissione Ue e agli Stati membri nel chiedere il rigetto dei due domini” ha concluso De Castro nel suo intervento, specificando appunto l’importanza di evitare di liberalizzare domini che non hanno un contenuto esplicito, ben specificato, diretto. Le ragioni destano perplessità per la filiera del vino che si troverebbe così spiazzata dai rilasci non contestualizzati. Un’ulteriore episodio quindi della già complessa saga collegata alla liberalizzazione del .wine e del .vin che non sembrano trovare soluzione né modo di essere liberalizzati senza scatenare le più disparate reazioni.