Il nuovo dominio .art custode e garante dell’arte nella Rete

 

Guggenheim New York

 

Da Chicago a Hong Kong, passando per Buenos Aires, Mosca e Bruxelles, ecco la lista di musei d’arte che hanno aderito al programma come early adopters del .art.

Solomon R. Guggenheim Museum (New York) – Latinoamericano (Buenos Aires) – Power Station of Art (Shangai) – MAXXI: Museo nazionale delle arti del XXI Secolo (Roma) – Museo Tamayo (Città del Messico) – Institute of Contemporary Art (Miami) – Van Abbemuseum (Eihndoven) – Los Angeles County Museum of Art (Los Angeles) – Centre Pompidou (Parigi) – M+ Museum (Honk Kong) – Multimedia Art Museum (Mosca) – The Art Institute of Chicago (Chicago) – Stedelijk Museum (Amsterdam) – MALBA: Museo de Arte (Buenos Aires) – Tate (Londra) – Walker Art Center (Minneapolis) – WIELS Contemporary Art Center (Bruxelles).

Sebbene a primo impatto possa sembrare un numero scarso, fanno parte di questa iniziativa tantissime altre gallerie, fondazioni e organizzazioni culturali di tutto il mondo.

Il .art vedrà il suo Sunrise il 7 Dicembre 2016 e sarà accessibile a tutti i titolari di marchio registrato iscritti al Trademark Clearinghouse. La particolarità del rilascio di questa estensione sta però nella fase successiva: dal 7 Febbraio fino a Maggio 2017 la registrazione del dominio sarà riservata soltanto ad enti ed associazioni con scopo culturale e promozione artistica.

Se si considera la fase di EAP generica (Early Access Period, fase di durata di sette giorni con prezzi di registrazione a decrescere), in questo caso specifico risulta lunga ed insolita.

ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers) ha infatti delegato la gestione del nuovo dominio al venture capitalist russo Ulvi Kasimov e alla sua creatura UK Creative Ideas proprio per la visione che la società ha proposto in merito al .art.  L’obiettivo non si concentra tanto sulla rappresentazione di comunità artistiche online quanto sulla vera e propria creazione di una community che ha l’arte come comune denominatore (es. dal museo alle assicurazioni, dal collezionista al trasportatore).

La mission, spiega Kasimov, è quella di preservare il patrimonio artistico globale e rappresentare i servizi annessi garantendogli un adeguato “spazio nella Rete”. Una visione molto nobile supportata da una più pratica e finanziaria del CEO del .art: John Matson intravede in questo dominio un business di varie sfaccettature. Sogna la digitalizzazione di collezioni di opere contemporanee e non, ed estremizza la sua dimensione onirica fino alla vera e propria istituzione del Registry del .art come organo in grado di stimare e riconoscere un determinato valore artistico attraverso l’assegnazione del dominio.

Proprio per questo motivo Matson ha insistito nel prolungamento della fase di registrazione prioritaria, in modo da assicurare l’accesso a tutti gli enti che si fanno portavoce dell’arte e della sua storia. La nuova estensione sarà custode delle arti passate e testimone delle arti contemporanee in ambito virtuale.

A conferma dei sogni di Matson si può prendere in esame la dimensione artistica della nostra epoca, in particolare l’influenza del determinismo tecnologico su di essa. La diffusione dell’accessibilità alla tecnologia ed alla Rete ha divulgato l’informazione e la formazione dell’arte, ne ha promosso la creazione continua in termini di quantità ed infine, ne spinge l’evoluzione ed il cambiamento tramite il progresso. Il connubio di Internet e sviluppo tecnologico hanno quindi dato vita a nuove forme artistiche, conferendo, in senso lato, una maggiore libertà di espressione.

Quest’ultima potrà essere propriamente simboleggiata dal dominio in uscita: la fase di EAP prevede un termine, da Maggio 2017 il .art entrerà finalmente in General Availability e sarà disponibile al pubblico come da accordi stabiliti con ICANN di “open TLD” .

Valutando l’attuale stato dell’arte, il rischio che si può correre è che il nobile intento prefissato dai signori del .art vada svanendo o si faccia carico di forme e contenuti poco assimilabili al concetto tradizionale di arte.

Per rassicurare Kasimov e Matson, supportando gli sforzi delle loro azioni, sarà sufficiente citare il manifesto di una delle avanguardie più influenti del XX Secolo:

“Ad ogni epoca la sua arte, ad ogni arte la sua libertà. ”

Palazzo della Secessione, Vienna.