Facebook controllo contenuti, passi avanti?

Il tema dei contenuti controversi online è da sempre oggetto di dibattito, ancor di più di recente alla luce dei tanti, troppi casi di bullismo che trovano in rete e nel social network, un potente alleato.

A seguito di tanti episodi segnalati, Facebook ha deciso di tentare prima la strada della moderazione affidata a professionisti del settore: moderatori che sono già a quota 3000 in tutto il mondo per quasi due miliardi di utenti, a cui si aggiungeranno altri. Tutti formati per far fronte ai contenuti troppo espliciti o fuori policy: contenuti offensivi, volgari, pedo-pornografici, violenti, a sfondo sessuale.

Il problema per la società di Mark Zuckerberg, proprio oggi tornato ad Harvard a ritirare la laurea che non aveva più conseguito, è che il controllo può sfuggire facilmente di mano, visto il gran numero di utenti e la grande, incontrollabile quantità di contenuti messi online attraverso pagine, commenti, foto, status.

Il tutto moltiplicato per 2 miliardi di utenti. Ci sono le notizie false e i siti pronti ad aggredire la vittima di turno con epiteti di ogni tipo, le foto violente, quelle troppo esplicite e così via. Il problema è che per Facebook è diventato troppo complesso gestire questo tipo di controllo. E anche se il The Guardian ha recentemente reso pubblici i documenti con cui Facebook norma policy e regole per moderare i contenuti, sembra che un controllo puntuale sia difficile da realizzarsi.

Tra le buone norme di comportamento risultano:

  • i video di morti violente non devono essere sempre rimossi, ma viene comunque richiesto che siano segnalati
  • le foto di violenze sugli animali possono essere condivise, quelle estremamente violente devono essere segnalate come forti per avvisare gli utenti;
  • dipinti e illustrazioni con nudi sono consentiti le fotografie e video no
  • dirette video di persone che cercano di farsi male da sole sono permesse, perché Facebook non vuole censurare le persone in difficoltà (e la trasmissione può essere utile)

L’elenco completo è ovviamente disponibile al sito del The Guardian, dove il tema è ampiamente discusso. Vedremo come andrà a finire, ma quel che è certo è l’importanza della collaborazione anche da parte degli utenti, che dovrebbero attenersi alle norme.