Si chiama Tim Berners Lee ed è considerato universalmente uno dei padri del web. Dice che internet “è ancora un bambino in fase di scoperta”.
Ospite d’onore alla diciottesima International World Wide Web Conference, quest’anno tenuta a Madrid, dice che il web è ancora poco diffuso nonostante quello che pensiamo e solo la sua diffusione capillare comincerà a delinearne i lineamenti “maturi”. Sono passati oltre vent’anni da quando internet, nata da scopi accademici per fornire le università di uno strumento per lo scambio di dati, e nonostante la sua crescita e diffusione esponenziale, tutt’oggi solo il 23% della popolazione mondiale ne fa uso.
Lo scopo iniziale di divulgazione ed accesso delle informazioni è rimasto, dando la possibilità a chiunque ne fa uso di reperirle in maniera facile e veloce. Ma ci sono ancora troppi problemi da risolvere, ad iniziare dall’uso indiscriminato che ne deriva (cybercrime) e il suo discutibile sistema di monitoraggio: “Vorrei avere la certezza – ha puntualizzato il docente del MIT – che quando clicco su un link sia un fatto tra me e la rete, e che il mio ISP non registri la mia attività online per nessun motivo”
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