Oltre 80.000 nomi a dominio .eu del Regno Unito sono stati bloccati a seguito della Brexit. A rischio anche leave.eu, il sito della campagna pro-Brexit, che ha dovuto “traslocare” in Irlanda.
Il Regno Unito ha lasciato l’Unione Europea il 1° febbraio 2020 e l’accordo di recesso ha previsto un periodo di transizione fino al 31 dicembre 2020. Con l’anno nuovo il periodo di transazione è finito e i cittadini e le aziende del Regno Unito residenti nel Regno Unito non sono più idonei a registrare e a detenere un dominio .eu, suffisso riservato ai residenti dell’Unione Europea.
Ecco quindi che l’inizio del 2021 ha portato ai cittadini britannici la sospensione di oltre 80.000 nomi a dominio .eu non più conformi al quadro normativo .eu.
Le indicazioni di EURid
Gli effetti della Brexit sui domini .eu erano noti da tempo e EURid, il Registry del dominio .eu, ha provveduto ad avvisare tuti gli utenti coinvolti spiegando i motivi ella sospensione e le modalità per evitarla.
Per soddisfare i criteri di idoneità e mantenere attivo un dominio .eu occorre aggiornare i dati di registrazione del dominio con una sede legale, o un indirizzo di residenza, stabilito in uno degli Stati membri dell’Unione oppure dimostrare la propria cittadinanza di uno Stato membro dell’Unione, indipendentemente dalla residenza.
Tutti coloro che non aggiorneranno tali dati di registrazione e rimarranno in Gran Bretagna avranno invece i propri domini .eu sospesi fino al 31 marzo.
La sospensione determina il blocco dei servizi basilari associati al dominio, come la posta elettronica o il sito web, e rende di fatto il dominio inutilizzabile.
Il caso di leave.eu
Emblematico è il caso di leave.eu, il sito della campagna pro-Brexit che, per non perdere il proprio dominio ha spostato la sua sede in Irlanda.
Leave.eu è stato il megafono della propaganda pro-Brexit per anni ma, per ironia della sorte, adesso che il divorzio fra il Regno Unito e l’Unione Europea è avvenuto il sito web ha dovuto lasciare il Regno Unito per trasferirsi nell’Unione Europea.
Leave.eu era infatti uno degli 80.000 siti .eu britannici coinvolti nella sospensione prevista da EURid e, per mantenere il nome a dominio ed evitare conseguenze sul suo marchio e sulle sue classifiche dei motori di ricerca, ha dovuto trasferirsi in Irlanda per rimanere, paradossalmente, all’interno dell’Unione Europea.