Bavaglio alla rete: la Cina è ancora protagonista

Il Plenum di Ottobre del Partito Comunista Cinese è nuovamente intervenuto in modo deciso e mai come prima teso ad oscurare contenuti e quant’altro in rete e non solo. Già il 2008 e il 2009 sono stati segnati da interventi decisivi quanto restrittivi in merito ai contenuti presenti in rete. Adesso gli interventi investono Sinaweibo, il twitter versione orientale. Il “Quotidiano del Popolo”, giornale ufficiale del partito ha votato una sorta di piano di controllo lo scorso 18 ottobre sul sito di microblogging in particolare e nello specifico sui social network e servizi di chat.

I rappresentanti del partito hanno dichiarato, nel documento diffuso dopo, che l’obiettivo è “rafforzare la guida e la gestione dei servizi internet e di tutti gli strumenti di comunicazione istantanea, al fine di garantire una ordinata diffusione delle informazioni”.

Tutto questo perchè in Cina le autorità sono portate a credere che certi servizi siano il motore di proteste e critiche a livello socio-politico, scioperi e tutto ciò che può svelare inefficienze o problematiche di varia natura. Secondo i principali partiti politici, la Rete rischia di diventare fucina di rivolte e ritiengono fondamentale intervenire in modo deciso per cercare di spegnere ogni possibile fuoco di protesta, prima che queste possano allargarsi a macchia d’olio.

Un problematica vecchia e sempre molto discussa, che questa volta svela forse le vere intenzioni riguardanti le autorità e la maggiore definizione del loro stesso potere. Ancora una volta si ha forte l’impressione che Pechino, città destinata a rappresentare una Superpotenza a tutti gli effetti, possa decidere delle sorti del pianeta anche in relazione alla rete e alla sempre tanto dibattuta libertà d’espressione.